ASSOCIAZIONE CULTURALE APARTITICA O.N.L.U.S.
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mercoledì 6 luglio 2011

Oggi 6 Luglio a Cagliari.

Il corteo del 6 Luglio contro Equitalia
di M.Giovanna Fossati


Settantamila micro aziende sarde a settembre dovranno chiudere. 210 mila addetti da allora in poi, saranno a spasso, e considerando le loro famiglie si arriva a calcolare che 600 mila persone, nei prossimi mesi saranno ridotte sul lastrico. Gianni Piacciau del movimento «Artigiani e commercianti liberi Sardegna», già iniza a intravedere la prospettiva dell’Argentina nei giorni acuti della crisi. E non è un concetto irreale o esagerato, perchè oltre al baratro della disoccupazione, si aggiungono le pratiche vessatorie dello Stato: i sardi dovranno pagare oltre 300 milioni di euro, che arrivano con le cartelle di Equitalia pronti per essere riscossi dall’erario.

Numeri per i quali stamattina, commercianti, artigiani, imprenditori, professionisti, pastori, scenderanno in piazza a Cagliari, a gridare la rabbia di un popolo piegato dalla crisi, che in moltissimi casi si è trasformata in povertà. Trentamila persone arriveranno da tutte le parti della Sardegna richiamate dal movimento «Artigiani e commercianti liberi». Si sono dati appuntamento nel piazzale antistante la Fiera, da lì marceranno su viale Diaz e su via Roma, fino al consiglio regionale. «Chi ci governa si deve rendere conto che quì c’è un problema di emergenza sociale - prosegue Picciau -. Settantamila aziende sono in difficoltà. Calcolando che ogni azienda, oltre al proprietario, impiega due addetti, arriviamo alla cifra di 210 mila stipendi che non ci saranno più. Stipendi che a loro volta travolgeranno le famiglie dei dipendenti, e calcolando 3 persone a famiglia, arriviamo a una cifra spaventosa: 600 mila persone in gravissima difficoltà, che su una popolazione di un milione e mezzo di residenti, sta a significare che questa terra chiude i battenti».



Picciau entra nello specifico dei settori in crisi richiamando gli elementi più pesanti dell’economia : «Prendiamo il comparto turistico: grazie al caro traghetti abbiamo il 40% degli arrivi in meno. Ci sono i camion con i prodotti sardi fermi a Olbia: sono raddoppiati i costi del trasporto. Ma non parliamo solo di commercianti e artigiani, nel Sulcis ci sono persone che hanno problemi ad assicurarsi la pagnotta”. E via via si arriva anche ai risvolti drammatici della vita di chi ha perso il lavoro: «Vogliamo parlare dei suicidi in Sardegna?- chiede ancora Picciau - La gente è stremata e reagisce male. Ma voglio precisare che oggi in piazza la rabbia sarà controllata, siamo un movimento pacifista». L’altro lato dell’economia dell’isola sono i balzelli erariali. Gli oltre trecento milioni di euro da pagare a Equitalia sono i debiti dei sardi con lo Stato e gli enti locali: Ici, Tarsu, Iva e via continuando. Ma poi ci sono i mutui non onorati, e le abitazioni ipotecate. Nel frattempo i tagli di Regione ed enti locali si accaniranno ancora sulla povertà. La manovra finanziaria di Tremonti e i tagli in Regione andranno a ridurre inevitabilmente la spesa sociale e sanitaria. Un’apocalisse i cui effetti si dispiegheranno nei prossimi due anni:«Dal dal 2012 al 2014 si avvertiranno gli effetti più pesanti della crisi -spiega l’ex assessore ai Lavori Pubblici Carlo Mannoni -. I privati vanno incontro alla perdita del posto di lavoro da un lato e dall’altro scontano la presenza feroce dello Stato esattore». «In più il sistema pubblico istituzionale non è in grado di sostenere le classi deboli come succedeva una volta - prosegue Mannoni -».



Il sistema è entrato in crisi in modo pesante dunque e si è ramificato come un cancro a tutti i livelli. Bisogna capire se c’è una via d’uscita: « Se non si governa politicamente la situazione, con i tagli di Tremonti, le cose precipitano - aggiunge l’ex assessore-. I settori più delicati che entrano in crisi sono l’assistenza sociale e quella sanitaria. Governare significa riconoscere delle priorità: prima di tutto sarebbe urgente tagliare le spese improduttive, cominciando a ridurre il costo degli apparati, che sta diventando il rifugio per molti, parliamo di consulenze e appannaggi vari. Purtroppo si praticano tagli lineari. Oggi la Regione ci deve dire come affronterà il bilancio dei prossimi anni ». La risposta arriverà con la manovra finanziaria: « Si prevede una manovra epocale - prosegue ancora Mannoni-. Si taglierà sulle pensioni, si ridurranno i ticket sanitari, l'assistenza sociale. Ma la Sardegna ha tanti sprechi: dalle regalie per l’inaugurazione della flotta sarda, ai 150 mila euro al Vaticano, fino ai 350 mila euro al Fiavet (federazione agenzia di viaggio). Il quadro è pesante, se si considera che ci sono i fondi Fas per 2 miliardi 100 milioni che non arrivano e 1 miliardo e 700 milioni di fondi comunitari non spesi».



Nel rapporto annuale presentato a Gennaio dalla carta di Zuri, l’associazione messa in piedi per contrastare la povertà, i dati sono drammatici ma potrebbero peggiorare ancora: 100 mila pensionati sardi, ovvero il 50%, non arriva a 500 euro al mese e sono condannati a una vita di stenti. L’incremento della povertà in Sardegna è dovuto essenzialmente al fenomeno della precarizzazione e alla perdita del lavoro e ha già ha prodotto un enorme aumento nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, che negli ultimi anni hanno raggiunto picchi superiori al 200%. La povertà si annida dappertutto: negli anziani che percepiscono la pensione sociale o integrata al minimo, nei lavoratori precari, nei capi famiglia che perdono il lavoro e vivono di cassa integrazione, nelle persone che si ammalano e per questo perdono il lavoro. Una catena che arriva dritta al baratro; produce debiti contratti in una vita precedente dove le cose andavano bene e che ora sembra lontanissima: chi ha contratto il mutuo per la casa, chi si è comprato la macchina o ha chiesto un prestito in banca per far studiare il figlio all’Università. Altri ancora hanno deciso di mettere su famiglia pur non avendo un posto fisso. Ora, tutto quello che prima era una speranza, è diventato debito e interessi da pagare. Per le banche e per l’erario, i poveri sono insolventi e i destinatari di quelle cartelle di Equitalia la cui cifra è destinata ad aumentare sempre più. Quella che in un passato non troppo lontano era la cifra della speranza, ora ha già preso un’altra via che si chiama povertà.

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